L’ Orologio

Tratte dal libro ” OMAGGIO A MARCIANA MARINA” cronache di vita paesana
raccontate da Enzo Lazzeri
edito in occasione del centenario del comune (1884-1984)
 
 
Che esistessero gli orologi a voce io non lo sapevo.
Ma di questi tempi non c’è da meravigliarsi di nulla.
Oggi ci sono orologi modernissimi, come quelli mandati sulla luna, che fanno al massimo uno scarto di millesimo di secondo in un anno.Con una pilettina piccina come una pillola tu stai senza caricare per un anno.
L’orologio.
Sapevo di orologi a sole, ad acqua, a sabbia, a contrappesi, a molla, ma che esistessero orologi a voce io non lo sapevo davvero.
Avevo sentito parlare di un esemplare di orologio atomico che è in servizio presso il Natíonal Bureau of Standards di Washington, non dimenticavo quello a candela usato per millenni dai cinesi, ma del­l’orologio a voce non avevo mai sentito parlare.
Eppure c’è! Sarà magari l’unico che ci sia nel mondo, ma esiste e, caro lei, l’abbiamo proprio qui a Marciana Marina.
… E… va bene?… segna le ore giuste? Non le segna: le dice!
Precisazione opportuna perché, oltre tutto, « orologio » viene dal greco e significa proprio « che dice le ore ».
Possibile che a Marciana Marina, per un sortilegio della mecca­nica moderna, fossero riusciti ad unire l’ètimo con la realtà?!
Mi feci coraggio e: Dove… “ le dice le ore »… questa vostra rarità… questo pezzo unico?
Sulla Piazza della Chiesa e soltanto di notte.
Sulla Piazza della Chiesa? Ma io non l’ho mai visto, non l’ho mai sentito.
Per forza! Lei va a letto presto! E questo, gliel’ho detto, è un orologio notturno. Comincia a funzionare verso il tocco. 0 perdincína, stasera vengo a sentirlo.
Invece non ci andai. Ma mi raccontarono che passò la mezzanotte e non successe nulla.
Intanto la solita ghega, senza pensare né all’ora né all’orologio, vociferava di sport (calcio e ciclismo) e il tempo passava.
Passò anche il tocco e l’orologio continuava a, tacere.
Passarono anche le due e poi, incredibile ma vero, L’OROLOGIO PARLO.
Aveva tutta la voce di Fortunato e, a giudicare dalla provenienza, doveva proprio esser posato sul davanzale del primo piano sopra al bar col gran tendone.
L’orologio parlò, anzi urlò a squarciagola: Sono le due e dieci!!!
Uno di quelli che erano sotto (a prudente distanza dalla finestra incriminata a fuori del raggio di azione dei secchi d’acqua) guardò il suo orologio a polso e, alzando la testa, disse:
No! Sono le due e un qua rto! Tu vai addietro di cinque mínuti!
L’orologio, fulminato, non rispose. Forse era rimasto mortificato.
Il tempo continuò a passare e venne l’ora di andare a letto.
Buona notte… buona riotte…
Dal buio della finestra del primo piano, l’orologio, sempre con la voce di Fortunato, rimbombò nella Piazza.
Sono le tre!!!
Controllarono. Esatto: erano le tre in punto. L’orologio s’era presa la rivincita. E con una precisione da segnale orario.
E l’abbiamo a Marciana Marina.